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Responsabile sicurezza: sai cosa rischi? Ecco le garanzie di una marchiatura CE

Strutture acciaio marcate CE - Penta Systems

In un articolo precedente, abbiamo introdotto la normativa EN1090. Come hai imparato, questa norma prevede la “marcatura CE”.

Ma quali garanzie può darmi? E, al contrario, cosa rischio?

GARANZIE – Che garanzie dà la marcatura CE?

Garantisce che la struttura è stata progettata e costruita rispettando le prestazioni di sicurezza indicate dalla norma.

Il produttore, per marcare CE il prodotto, è soggetto a controlli da parte di un organismo notificato che ha il compito di verificare che venga rispettato quanto indicato nella norma stessa.

Pertanto, l’acquisto di un prodotto marcato CE garantisce che il produttore ha i requisiti necessari per la progettazione (nel caso sia a carico del produttore, cioè Marcatura CE 3b) e la produzione del manufatto.

I RISCHI – L’acquisto di prodotti non marcati, oltre ad essere illecito, comporta la perdita di ogni assicurazione riguardo l’opera ed eventuali danni derivati.

Inoltre, in sede di collaudo, le autorità (Genio Civile) potrebbero richiedere la sostituzione della struttura non marcata CE, con una correttamente marcata. L’utilizzo di carpenterie non marcate espone ulteriormente la direzione lavori e la committenza ad assumersi una maggiore responsabilità nei confronti dell’opera stessa, in quanto hanno, entrambi per le proprie competenze, deciso di utilizzare prodotti non a norma che non garantiscono gli adeguati livelli di sicurezza richiesti.

PROGETTAZIONE O PRODUZIONE? – Esistono diverse tipologie di marcature CE. Nel particolare, vorrei mettere l’accento sulle differenze tra Marcatura CE 3A e Marcatura CE 3B.

La Marcatura CE 3A prevede che il costruttore riceva un progetto dal committente e si limiti alla produzione. L’azienda marcata “3A” non è, quindi, autorizzata a progettare l’elemento.

La Marcatura CE 3B, invece, consente al costruttore anche la progettazione dell’elemento.

Per esempio, nella nostra azienda possiamo marcare 3B e quindi garantire anche la progettazione.

 

UN PRODUTTORE MARCATO CE – La marcatura del prodotto garantisce che:

  • L’azienda produttrice è in grado di progettare l’opera (nel caso di marcatura 3b)
  • L’azienda produttrice gestisce correttamente l’acquisto, il trasporto e lo stoccaggio della materia prima e dei materiali di apporto della saldatura
  • L’azienda produttrice è autorizzata a realizzare le saldature necessarie, attraverso l’utilizzo di procedimenti certificati (WPQR) e personale qualificato (patentini saldatori)
  • Che i macchinari di taglio e foratura permettano lavorazioni con caratteristiche idonee a non limitare la resistenza dei componenti strutturali
  • L’azienda produttrice adotta procedimenti di finitura e protezione (zincatura, resistenza al fuoco,…) a norma
  • L’azienda produttrice detiene la tracciabilità dei materiali costituenti la struttura

 

TRACCIABILITÀ – E i materiali utilizzati?

I materiali costituenti la parte strutturale dell’opera devono essere marcati a loro volta (UNI EN 10025 per i laminati a freddo, UNI EN 10219 Tubi formati a caldo, UNI EN 10210 Tubi formati a freddo). La tracciabilità attraverso le bolle di trasporto dei materiali, permette di risalire dalla marcatura del prodotto finito, alla marcatura dei singoli pezzi (tubi, lamiere, materiale di apporto delle saldature) costituenti la struttura.

Pertanto, la marcatura garantisce che il prodotto finito ha subito una serie di controlli e lavorazioni prima di essere immesso sul mercato, tali da garantire la sicurezza necessaria.

STRUTTURA –  La norma UNI EN 1090-1, permette al progettista di definire la classe di esecuzione dell’opera in funzione dell’importanza della stessa in termini di: rischi connessi all’esercizio della struttura, rischi connessi al metodo di costruzione della struttura e danni derivanti dall’uso della struttura.

Nel caso di strutture ordinarie, la classe di esecuzione è la EXC2 ed è quella che viene comunemente utilizzata.

È molto importate segnalare che il produttore, in funzione delle strutture che andrà a fabbricare, deciderà se certificarsi per una classe di esecuzione specifica.

La nostra azienda (Penta Systems) ha deciso di certificarsi per la classe di esecuzione EXC2, pertanto è idonea a realizzare carpenteria strutturale in classe EXC1 ed EXC2.

 

VADEMECUM –  Riassumendo, ecco alcuni temi che devi tenere presente:

  • Assicurazione: sei assicurato? Bene! Ma non basta. Se non viene rispettata la norma EN-1090 non sei tutelato dai rischi.
  • Progettazione: sai cosa stai comprando? Il tuo produttore è certificato per progettare un elemento o solo per produrlo? Verifica la marcatura 3A o 3B.
  • Tracciabilità dei materiali: conosci i materiali che usi? Ti tieni tutta la responsabilità? Un’azienda certificata ti permette di intercettare tutta la filiera, di avere tutti i documenti di trasporto delle materie prime.
  • Saldature: la patente non basta per guidare! Il solo fatto che i saldatori abbiano i “patentini” non significa che possano eseguire saldature a norma. Ricordalo!

 

Un articolo un po’ complesso e carico di dati questo. Ma un po’ di dati non fanno male quando si tratta di sicurezza. Se hai a che fare con elementi strutturali, ti consiglio di approfondire l’argomento. Questo articolo può servirti come “traccia” per approfondire alcuni temi. E per chiedere la giusta certificazione al tuo fornitore!

Buon lavoro!

(Questo articolo è stato scritto in collaborazione con l’ingegner Christian Pelati che si occupa degli aspetti legati alle certificazioni normative e di prodotto in Penta Systems) 

Se vuoi chiedermi qualche informazione in più o sapere cosa possiamo fare per te, non esitare a contattarmi, ti risponderò al più presto.

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Ecco gli argomenti che ho già trattato:

Sicuro di utilizzare prodotti certificati? Alla scoperta di EN1090 e marcatura CE

Struttura acciaio certificata EN1090, Scala a giorno

Le leggi, si sa, a volte sono piuttosto complesse. Capita di non conoscerle perfettamente, nemmeno quando riguardano il nostro settore.

Ecco perché, con questo articolo, vorrei aiutarti a fare un po’ di chiarezza, introducendo il tema delle certificazioni nella “carpenteria strutturale”.

Architetto, designer, responsabile acquisti: vorrei parlare soprattutto a te. Quanto conosci della cosiddetta “1090”?

Cos’è la norma EN 1090? Perché Acquistare da una azienda certificata EN1090? In cosa ti tutela? Quali prodotti sono coperti?

LA NORMA EN-1090 – La normativa EN 1090-1 è in vigore dal 2011. A luglio 2014 è diventata obbligatoria.

Lo scopo della normativa è di garantire l’immissione nel mercato comunitario (EU) di carpenterie strutturali sicure.

La norma, prevede la Marcatura CE di componenti strutturali in acciaio e in alluminio immessi sul mercato come prodotti da costruzione. Si applica a componenti strutturali di serie e non di serie e ai “kit”.

Definizione di kit: “insieme di più componenti, assemblati per essere incorporati in modo permanente, nelle opere di costruzione”

E, fino a qui, tutto chiaro. Chiaro?

  • DOMANDA: Chi deve essere Certificato UNI EN-1090?

Risposta: Qualunque Fabbro, Carpentiere, o comunque costruttore di opere strutturali in acciaio e alluminio.

 

  • DOMANDA: Quali prodotti sono inclusi e quali esclusi?

Risposta: Il CPR 305/2011/CE stabilisce quali sono le opere soggette a marcatura CE secondo la UNI EN 1090.

In linea di principio, per sapere se un prodotto deve essere costruito da una azienda certificata UNI EN 1090 occorre che:

– Non sia dotato di marcatura di prodotto specifica (es: Barriere Stradali, Pali di illuminazione pubblica, ecc)

– Sia carpenteria metallica e sia strutturale con capacità portante (es: Scale interne ed esterne degli edifici, parapetti, balaustre)

 

  • DOMANDA: Cosa significa struttura?

Risposta: Una definizione di struttura può essere “il complesso degli elementi che costituiscono una costruzione, con particolare riferimento a funzioni di sostegno e di collegamento e alla capacità di resistenza”. 

Anche un parapetto? Sì, perché è un prodotto che viene incorporato in maniera permanente in opere di costruzione, è progettato per resistere a dei carichi e, quindi, non deve presentare deformazioni che possono provocare danni alle strutture o lesioni anche gravi agli utilizzatori.

CONCLUSIONE – Bastano questi 3 chiarimenti? Sicuramente no. Quali sono le tue domande?

In un prossimo articolo parleremo più diffusamente di alcuni aspetti legati alla marcatura CE.

Questo articolo vuole avere solo un valore introduttivo alla normativa 1090. Non siamo uno studio legale ne’ un’azienda certificatrice. Ma siamo produttori. E vogliamo condividere quello che abbiamo appreso nel nostro lavoro, pensando che possa essere utile approfondire per chi, come te, progetta e lavora con elementi in acciaio e alluminio.

(Questo articolo è stato scritto in collaborazione con l’ingegner Christian Pelati che si occupa degli aspetti legati alle certificazioni normative e di prodotto all’interno di Penta Systems)

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Ecco gli argomenti che ho già trattato:

Acciaio Inox: alla scoperta di un acciaio molto ossidabile (e resistente)

acciao inox - Penta Systems

Esiste un acciaio davvero inossidabile?

Ormai l’avrai capito: il tema dell’acciaio è inseparabile da quello dell’ossido. Il che, per molti aspetti è una cosa positiva.

Perché? Intanto perché ci sono degli effetti interessanti dovuti proprio all’ossidazione del metallo (pensa all’acciaio corten, al ferro nero calamina). Dall’altra parte, ci sono bellissime lavorazioni inventate appositamente per togliere l’ossido e proteggere l’acciaio.

Se ci pensi, anche le vernici nascono dalla necessità di proteggere il metallo e, solo in seguito, diventano un importante elemento di differenziazione e personalizzazione.

Quindi: esiste un acciaio inossidabile? Cos’è quello che viene comunemente definito Acciaio Inox?

IL FERRO – Vi ho già raccontato in un altro post come, quello che chiamiamo comunemente “ferro”, sia in realtà acciaio al carbonio. Innanzitutto perché il “ferro” è soltanto un elemento (Fe) che in natura si trova sempre combinato ad altri elementi.

Non solo servono delle complesse lavorazioni per estrarlo ma, se lo si vuole utilizzare, bisogna combinarlo per formare delle leghe tra cui l’acciaio, che è una lega di Ferro e Carbonio.

Detto questo, al posto del (o oltre al) Carbonio si possono aggiungere altri elementi, i quali cambiano in modo importante le proprietà del metallo. L’acciaio inox, ad esempio, è una lega ferrosa con contenuti di cromo superiori al 10,5% e con carbonio inferiore (o uguale) all’1,2%.

La caratteristica più importante dei cosiddetti “acciai inossidabili” è la resistenza alla corrosione. Ma sono davvero “inossidabili”?

INOX O STAINLESS – Facciamo chiarezza.

Per capire meglio, a volte, è bene partire dal nome. L’italiano acciaio inossidabile deriva da “Inox” che, anche se rischia di sembrare di origine inglese, deriva dal francese inoxydable.

In lingua inglese, infatti, dire “inox” non significa nulla. In inglese si chiama stainless steel dove steel significa acciaio e stainless è, letteralmente, “senza macchia”.

Una definizione molto più appropriata, poiché questo materiale è, in verità, molto ossidabile e deve proprio a questo la sua fortuna. Sei un po’ confuso? Mi spiego meglio. Anzi, per spiegartelo chiedo l’aiuto dell’ing. Christian Pelati di Penta Systems.

STRATO PROTETTIVO – “A cosa è dovuta la protezione presente sugli acciai inox?”

Il cromo contenuto nella lega crea uno strato di ossido finissimo e uniforme. È questo a proteggere il metallo dagli effetti deleteri di umidità, salinità o agenti chimici. Più propriamente, chiamiamo questo strato sottilissimo e trasparente come “strato passivato”.

Con passivazione si intende proprio la caratteristica, tipica di questi metalli, di ricoprirsi di uno strato di ossidi sottile e aderente, di spessore dell’ordine dei 0,3-5 nm (nanometri!).

Questo fenomeno avviene per reazione del metallo con l’ambiente ossidante (aria, acqua, agenti chimici, ecc). Capite, quindi, che in realtà l’acciaio inox ha bisogno di una prima ossidazione controllata (paradossalmente: se lo metteste sotto una cappa senza ossigeno, non diventerebbe “inox”).

– “Che cosa succede se si graffia una lastra di acciaio inox?”

Una delle caratteristiche migliori di questo strato passivante, è la sua capacità di auto-cicatrizzarsi, così da garantire la protezione del metallo, anche in caso di abrasioni o asportazioni della pellicola. Naturalmente, la resistenza dipende dal tipo e dalla qualità del materiale (ottimale quantità di cromo e di eventuali altri elementi, ecc…).

Tipi di acciaio inox più comuni e i loro usi

– Come si classificano i diversi tipi di acciai inox e quali sono i loro usi?

Le varie tipologie di acciaio inox vengono comunemente definite dalla nomenclatura AISI (che sta per American Iron and Steel Institute). La notazione AISI individua l’acciaio inox attraverso una sigla a tre cifre (a cui, a volte, viene accompagnata una lettera che indica un altro elemento chimico aggiunto).

Vediamo alcuni dei più comuni.

–         Acciaio inox AISI 304: utilizzato sia in interni che in esterni, non dovrebbe essere posato a contatto con agenti chimici. Viene anche definito dalle sigle 18/8 o 18/10 proprio in riferimento alla quantità di Cromo e Nichel. L’AISI 304 è l’acciaio generalmente più utilizzato per posate, cappe, cucine, banchi bar, lavelli, tavoli, sedute, ecc…

–      Acciaio inox AISI 316: viene aggiunto Molibdeno per ulteriore resistenza alla corrosione. Si può utilizzare anche in ambienti caratterizzati da alta umidità e salinità. Per questo è impiegato nella carpenteria navale. Inoltre, si usa anche per viti da impianto ortopedico e gioielli (è quello che alcuni chiamano “acciaio chirurgico”).

–      Acciaio inox AISI 430: adatto in condizioni ambientali non troppo “difficili” e quando l’aspetto estetico non è prioritario. Adatto anche per “pannelli” negli arredi.

–      Acciaio inox AISI 441: acciaio con elevate proprietà igieniche e buona resistenza alla corrosione. Risulta competitivo nel prezzo, grazie all’assenza di Nichel nella composizione e può essere, quindi, una valida alternativa all’AISI 304. Particolarmente adatto anche per piani cottura e pannellature, oltre che per tavoli e sedute.

LE CARATTERISTICHE – Riassumendo, ecco le principali proprietà degli acciai inossidabili:

– Resistenza alla corrosione

– Aspetti estetici interessanti

– Resistenza al calore

– Basso costo di manutenzione

– Riciclabilità

– Facilità di fabbricazione

– Facilità di pulizia

– Ottimo rapporto resistenza/peso

Attenzione però: nemmeno l’acciaio inox è eterno o resistente a tutto. Come avrete capito, è bene conoscere la destinazione d’uso e scegliere la lega più adatta. Inoltre, la manutenzione è sempre necessaria.

Nel prossimo articolo vi spiego come rendere ancora più belle le superfici in acciaio Inox con la “lucidatura a specchio”.

(articolo scritto con la collaborazione dell’ing. Christian Pelati di Penta Systems). 

Ecco 2 rimedi contro la ruggine: sai qual è il più efficace nel tempo?

Ceratura o Verniciatura protezione ossido ferro - Penta Systems arredi in metallo

DAI LA CERA…SI TOGLIE LA CERA –

“Prima lava tute le macchine. Poi le lucidi, con la cera. Devi dare la cerca con la mano destra e la devi togliere con la sinistra. Dai la cera, togli la cera. Il respiro lo prendi con il naso e lo emetti dalla bocca. Dai la cera, togli la cera. Non dimenticare il respiro: è molto importante.”

(Maestro Miyagi)

Questo è quanto insegnava il maestro Miyagi a Daniel, nel film “Karate Kid”. Cosa c’entra col ferro e con la mia storia? A prima vista poco. Ma in verità, di cera, nella nostra azienda ne abbiamo data parecchia. Ti ho parlato fin qui di ferro grezzo, sia Nero Calamina che Decapato  (Vedi post precedenti).

Ma come si protegge dall’ossidazione?

Si sa, come Davide per Golia, la ruggine è, per il ferro, un bel problema, sempre che non sia la finitura alla quale si tende. Ti assicuro che ho fatto tantissime prove col mio team per valutare quale trattamento fosse più idoneo a proteggere il ferro e, indovina il risultato?

Non l’ho trovato…

Utilizzare la cera d’api piuttosto che una verniciatura presuppone di conoscere la destinazione del prodotto finale. È fondamentale conoscere la funzione e il collocamento del manufatto perché, in base a ciò, possiamo decidere cosa fare, che trattamento di protezione applicare.

Di cere e olii ne esistono di vari tipi ma quelli che mi sento di consigliarti sono quelli incolore ovvero che non alterano il tono del metallo

CERA O OLIO – Di cere e olii ne esistono di vari tipi ma quelli che mi sento di consigliarti sono quelli incolore ovvero che non alterano il tono del metallo (o che lo fanno solo in minima parte). Garantiscono un effetto neutrale e permettono di ritardare il processo di ossidazione per periodi medio brevi (la durata dipende di vari fattori).

PRO: effetto neutrale e sensazione tattile gradevole

CONTRO: l’azione protettiva è limitata nel tempo e, in funzione dell’utilizzo del manufatto, la cera deve essere data più volte nel corso del tempo.

Per esempio, se l’oggetto trattato è sottoposto spesso al contatto, a continui maneggiamenti o al calpestio (vedi pavimento in lamiera) sarà necessario applicare la cera più spesso (ogni 2-3 mesi) se si vuole mantenere la superficie protetta. Un oggetto che, invece, non viene più toccato può durare più a lungo e la ceratura potrebbe essere fatta 1-2 volte l’anno.

VERNICE TRASPARENTE – La Verniciatura è adatta per garantire una protezione a medio-lungo termine. È la migliore soluzione per bloccare l’azione ossidante.

PRO: blocca l’azione ossidante, quasi del tutto se il manufatto è posto in ambienti interni

CONTRO: può variare l’aspetto del metallo conferendo una sensazione più plastica rispetto alla cera che è più neutrale.

COSA SCEGLIERE? – Io preferisco la vernice trasparente che, nelle nostre officine, abbiamo la possibilità di applicare con la tecnica della polvere. Infatti, il reticolo creato dalla polimerizzazione della vernice garantisce lunga vita al manufatto contro l’ossidazione. Dei processi di verniciatura, comunque, ti parlerò diffusamente in un prossimo articolo.

il reticolo creato dalla polimerizzazione della vernice garantisce lunga vita al manufatto contro l’ossidazione.

Tuttavia, fate attenzione: sto sempre parlando di elementi posti in interni, mai per esterni. Infatti, nessuna di queste due tecniche è adatta per l’outdoor senza incorrere in precoci e sgradevoli effetti di ruggine.

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Ecco gli argomenti che ho già trattato:

Il Ferro Nero Calamina

Il Ferro Blu

Il Ferro Decapato

La Saldatura “pulita”

Quanto conta (e quanto costa) l’estetica di una saldatura? Ecco 3 diverse soluzioni

Saldatura pulita - Saldatura molata - Penta Systems

 

LA SALDATURA PULITA – Oggi voglio presentarti un prodotto straordinario e innovativo: ChanteFER per una perfetta pulizia della tua saldatura. Garantisce brillantezza e lucentezza alle giunture metalliche!

Naturalmente, sto scherzando. Vorrei solo fare dell’ironia sulla cosiddetta saldatura pulita.

Non averne a male ma, per un fabbro, non significa proprio nulla. Lo ammetto: oramai anche il fabbro si è adeguato all’uso. Eppure, ci sono interpretazioni molto diverse.

Il termine corretto per definire due pezzi saldati al punto da sembrare un “pezzo unico”, in cui non è più evidente il “cordone” è: Molatura. Consiste proprio nella levigazione del cordone di saldatura tramite una mola (per capirci: hai presente lo strumento chiamato “flessibile”?).

ESTETICA DELLA SALDATURA – Di saldature si parla molto ma quasi sempre l’accento è soltanto sulle capacità tecniche e meccaniche. Tuttavia, la maggior parte delle saldature che riguardano i progetti di arredo devono confrontarsi con un aspetto fondamentale e poco discusso: l’estetica.

Forse ti sto annoiando con una questione, penserai, troppo tecnica. Tuttavia, per quella che è la mia esperienza. capita spesso di dover contattare tecnici, progettisti e via via tutta una filiera di collaboratori per capire quale tipo di giunto si debba realizzare.

Sì, perché sui progetti non è quasi mai specificato (e ci può stare). Infatti, queste note sono tipiche di chi si occupa di carpenteria strutturale dove la parte progettuale legata alla saldatura è fondamentale per motivi di sicurezza. Nell’arredamento, invece, tante cose si demandano al fabbro che rimane spesso con il dubbio: il cliente preferirà la saldatura molata o “a vista”? O nemmeno una delle due?

TRE SOLUZIONI DIVERSE – Il tuo bisogno è di creare un pezzo di arredo o una struttura, giusto? Potresti pensare che, quella della saldatura, rimanga una faccenda da produttori ma questo è vero solo in parte. Infatti, la saldatura incide su costi, estetica e tenuta.

Capisci che il tema è importante. Quindi: come capire qual è la soluzione più adatta al tuo caso, per connettere le diverse parti di un arredo o di una struttura?

Vediamo 3 possibilità e le loro principali caratteristiche.

 

1. GIUNTO A VISTA

Giunto a Vista - Penta Systems

In questo caso i pezzi sono stati accostati e uniti da una saldatura interna.

Impiego: questo tipo di accoppiamento non ha impieghi strutturali ma è utilizzabile in elementi di arredo che non necessitano di particolare tenuta meccanica.

Estetica: tra le giunture rimane un piccolo spazio che rende evidente l’accostamento di due pezzi separati.

Costo: tra i metodi qui indicati è quello meno costoso.

 

2. SALDATURA A VISTA

Saldatura a Vista - Penta Systems

Nella saldatura “a vista” viene aggiunto materiale d’apporto che rimane visibile.

Impiego: un tipo di saldatura adatto anche ad impieghi strutturali importanti.

Estetica: il cordone di saldatura è visibile.

Costo: un costo “medio”, più costosa della precedente (perché richiede più tempo e maggiori accortezze) meno costosa della successiva (la “saldatura molata”) perché richiede una lavorazione in meno.

 

3. SALDATURA MOLATA

Saldatura molata - Saldatura Pulita - Penta Systems

Come la precedente ma con successiva molatura del cordone di saldatura.

Impiego: il senso della molatura è prettamente estetico, trova quindi un impiego quando la saldatura è particolarmente in vista e in contesti di pregio. Solitamente non è usata per impieghi che richiedono particolare tenuta strutturale (anche se, in linea teorica, potrebbe avere la stessa tenuta della precedente).

Estetica: Saldatura + Molatura (entrambe ben eseguite) = pezzo unico. Con la verniciatura farà sembrare quel pezzo come se fosse “nato così”.

Costo: La molatura è un processo che richiede maggior dispendio di manodopera e quindi avrà un costo maggiore.

COSA SCEGLIERE? – Dipende. Dalla mia esperienza, se la destinazione è una “boutique di lusso” o comunque, un elemento inserito in un contesto di particolar pregio, è preferibile la visione di un pezzo unico e quindi la saldatura molata.

Se, invece, si tratta di arredi ed elementi semplici per catene di negozi, solitamente si predilige la saldatura a vista o il giunto a vista perché costa meno (e il fabbro ringrazia: la molatura è un lavoro sporco, te lo garantisco).

LA MOLATURA A VISTA – Come si può osservare nell’ultima foto sopra, il pezzo (in ferro nero calamina) presenta delle parti più chiare proprio in corrispondenza del giunto. La parte chiara è data proprio dalla lavorazione della molatura che, asportando il materiale d’apporto, rimuove anche la “calamina” (l’ossido, per intenderci).

Questa operazione può essere coperta da una verniciatura ma può essere lasciata, appositamente, in vista. È un effetto che, attualmente, piace molto. Se lo vuoi riprodurre devi chiedere così: Lavorazione ferro nero calamina con molature a vista.

CHIAREZZA IN 5 PUNTI – Bene, riassumendo:

1.      Saldatura molata è il termine corretto per indicare una saldatura levigata con una “mola”.

2.      Un giunto può essere saldato e molato per sembrare “nato così” oppure si può preferire la saldatura a vista o il giunto a vista in funzione del budget e dell’impiego.

3.      Se il giunto è ben accostato e il fabbro ha lavorato bene, dopo la verniciatura, il giunto a vista rimane un’ottima soluzione estetica a costo inferiore. Ricorda, però, che è poco consigliabile per impieghi strutturali.

4.      La molatura richiede più manodopera perciò costa di più. Ricordati, inoltre, che l’operazione di molatura è spesso manuale e, quindi, il risultato di un bel giunto molato piano e complanare dipende in massima parte dall’abilità dell’operatore (tieni presente l’esperienza di chi ti fa il lavoro).

5.      Un giunto saldato e molato MALE è un giunto assolutamente INGUARDABILE (e, ahimè, ce ne sono tanti in giro).

Giunto a vista verniciato - Penta Systems

 

Ecco come si presenta un giusto a vista  dopo la verniciatura.

Può rappresentare una soluzione estetica interessante.

 

 

 

 

Ti invito, la prossima volta che ti trovi davanti un arredo in metallo, a osservare le giunture e a scoprire se la saldatura è molata o a vista, se è stato fatto un lavoro di fino oppure no.

Quale ti piacerà di più?

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Ecco gli argomenti che ho già trattato:

Il Ferro Nero Calamina

Il Ferro Blu

Il Ferro Decapato

Liscia o graffiata? Architetti e Designer: che lavorazione preferite?

Ferro Decapato

Perché a volte un graffio non è un difetto

DIFETTO DI FABBRICA? – A volte mi capita di realizzare finiture un po’ border line, dove il confine tra il “difetto” e la reale richiesta del cliente è sottile e di difficile interpretazione. Come mi ha consigliato un amico, chiedersi “Lo vorresti a casa tua?” è, banalmente, un buon discriminante per non incappare in malintesi.

Il tema di oggi riguarda il ferro decapato, altra parola piuttosto inflazionata. Devi sapere, innanzitutto, che non è una finitura bensì un trattamento superficiale eseguito sui metalli (ma anche sul legno) per rimuovere strati di ossido (calamina) e ruggine, alla scopo di preparare il materiale per altri trattamenti successivi (es: verniciatura).

Come nel caso del ferro nero calamina (vedi articolo precedente) è possibile applicare una verniciatura trasparente allo scopo di ottenere, come risultato finale, una finitura che risalti al massimo la materia prima.

Tuttavia, bisogna considerare una cosa fondamentale: il ferro decapato, al suo stato originale, non è privo di imperfezioni e presenta spesso difetti come graffi o strisci che, con la sola verniciatura trasparente, potrebbero essere messi ancor più in risalto.

Nella mia esperienza, quando ho avuto a che fare con progetti di questo tipo, mi sono confrontato spesso con architetti e interior designer cui non dispiaceva per niente questo effetto che, agli occhi di qualcuno, potrebbe risultare come un “difetto di fabbrica”.

L’alternativa è di chiedere al “fabbro” di levigare la superficie allo scopo di eliminare questi difetti. In questo caso ricordati che l’azione meccanica è una lavorazione aggiuntiva e il risultato finale sarà diverso da quello del “ferro” grezzo.

QUESTIONE DI STILE – Più bello o più brutto?

Questione di gusto personale, di stile, di significati che si vogliono comunicare, di impressioni ed emozioni che gli ambienti devono veicolare. Da una parte si lascia intatto il materiale facendo risaltare al massimo la materia prima, dall’altro si predilige una superficie più omogenea e uniforme.

Ogni volta che mi ritrovo davanti a queste lavorazioni mi faccio la stessa domanda: “Lo vorresti a casa tua?”. La mia scelta, per ora, è sempre andata su una lavorazione levigata, priva di graffi e uniforme. Ma, ripeto, è esclusivamente un gusto personale.

Ricapitoliamo:

– Il ferro decapato è il risultato della rimozione della calamina presente dopo il procedimento di lavorazione a caldo del metallo.

– È possibile trattare con una verniciatura trasparente questo materiale allo scopo di ottenere una finitura che esalti il metallo grezzo alla base.

– Il metallo “base” presenta sempre delle imperfezioni che possono essere lette dal cliente in due modi: come difetto di fabbrica oppure come testimoni dell’esclusività della materia prima.

LA SOLUZIONE? – Chiedere al fabbro dei “lamierini campione” lavorati secondo le due diverse soluzioni (decapato e verniciato direttamente o levigato e poi verniciato) è la via più corretta per valutare e poter scegliere secondo il proprio gusto.

Credimi, chiedere dei campioni delle lavorazioni è il modo migliore per toccare con mano il risultato finale.

Ogni volta che mi viene richiesta una lavorazione particolare sul metallo, parlo con il cliente per assicurarmi che sia esattamente ciò che vuole. Spesso propongo un campione e, qualche volta, mi viene risposto che “non serve”. Poi, a lavori fatti, leggo lo stupore nei suoi occhi mentre osserva il risultato di quella lavorazione (per fortuna, lo stupore è quasi sempre in positivo).

Ho capito che spiegare non basta e bisogna toccare con mano!

Oggi, spero, ho fatto un po’ di chiarezza su questa importantissima lavorazione che è il decapato. Scegliete il vostro stile e, se volete esserne certi, fatevi lasciare dei campioni.

Buona scelta!

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Come ottenere il “ferro blu”

 

Finiture naturali ferro nero calamina, blu di laminazione.

NEL BLU DIPINTO DI NERO

Alcuni materiali allo stato di materia prima sono così accattivanti che non serve coprirli con altre finiture ma, al contrario, è necessario riuscire ad esaltarne le caratteristiche originali.

In questa categoria ritengo debba entrare di diritto il ferro NERO “dipinto” di blu.

Sì, hai capito bene. Ho scritto proprio “dipinto” perché ad un primo sguardo, alcune lamiere di ferro sembrano veramente dipinte di blu.

La realtà?

Si chiama blu di laminazione ed è il risultato del processo produttivo della lamiera che, sottoposta a elevato calore e successivo rapido raffreddamento, ottiene delle fantastiche fotocromie blu/viola.

Attenzione, però, se ti piace quest’effetto devi sapere che è possibile averlo solo su lamiere e devi richiederlo specificatamente: non tutte le lamiere, infatti, presentano questo effetto e deve essere fatta una selezione.

Ti dirò di più: la sfumatura si forma solo nelle estremità per circa 20 cm in tutta la lunghezza della lamiera. Nel centro della lamiera non troverai mai queste sfumature, perciò, tienine conto nei tuoi progetti.

TANTI NOMI, UNA SOLA LAVORAZIONE

Negli anni ho sentito chiamare quest’effetto in svariarti modi tant’è che, a volte, ho avuto difficoltà a capire quale fosse la richiesta. L’ho sentito chiamare “Ferro fiammato” o “Ferro sfumato” o ancora “Ferro bruciato”. Sono solo alcuni esempi, frutto dell’interpretazione personale, a volte piuttosto creativa, del singolo progettista. Come detto, il termine più corretto possibile è Blu di laminazione.

 

Blu di laminazione - Penta Systems

Eccoti una foto dove vedi le sfumature che intendo e fai attenzione, che, come ti ho già detto, sono presenti solo nei lati lunghi e mail al centro.

RICAPITOLIAMO:

– Il ferro nero calamina (già, perché si tratta sempre di lui, vedi il post sull’argomento) può presentare delle sfumature risultanti dal processo a caldo di laminazione

– Non tutte le lamiere di ferro nero presentano tali sfumature blu/viola

– L’effetto si presenta solo sulle estremità, come puoi vedere dalla foto

– il termine corretto con cui identificare questo effetto è “Blu di laminazione”

GREZZO È MEGLIO 

Vorrei lasciarti con una riflessione. Sono un amante delle finiture metalliche e la mia ricerca in questo senso è in continua evoluzione. Tuttavia, amo più di tutto la semplicità e ritengo sia straordinario poter lavorare con materiali grezzi. Usarli finiti come sono, direttamente come si trovano in natura o figli di un primo processo produttivo che porta a dei lavorati grezzi, pensati per essere trattati ancora più e più volte.

Ecco quindi che, come per il process design, esiste una nicchia di materiali che potrebbero essere identificati nel process finishing ovvero finiture risultanti da un processo primario di lavorazione.

Nel mio campo le migliori in questo senso sono:

– Ferro Nero Calamina (se vuoi saperne di più leggi QUI)

– Ferro Decapato (sarà argomento di un mio prossimo articolo)

– Acciaio Corten (anche questo sarà argomento di prossimo post)

Esistono anche nel tuo campo professionale?

 

Quali sono i materiali (e qual è il loro nome corretto) che si possono utilizzare al “grezzo” perché sono eleganti così come sono?

PS: vuoi saperne di più? Contattami, ti risponderò al più presto. Se ti interessano questi argomenti, iscriviti alla newsletter per rimanere aggiornato

Come risparmiare tempo e denaro (usando le parole giuste)

Ferro Nero Calamina

DALLE BOBINE AL DESIGN – Chili di ferro, anzi quintali!

Ogni giorno nell’azienda fondata da mio padre, per la quale ho la fortuna di lavorare, viene trasformato in arredamento un bel po’ di metallo.

Dal mattino, quando arrivo in fabbrica e vedo i cumuli di materiali grezzi, fino a sera, quando i semilavorati si trasformano in arredi e pezzi di design, il mio entusiasmo per questo materiale non accenna a calare, anzi, cresce ogni giorno.

Sono tante le cose che ancora devo scoprire ma, fin da subito, non mi sono accontentato di prendere per buono quello che mi veniva detto.

La curiosità mi ha spinto ad approfondire, indagare e capire. Come un pizzaiolo, che va a visitare i campi di grano per sapere da dove viene la farina che impasta, io vado in visita alle miniere e alle acciaierie perché voglio sapere cosa c’è dietro quello che vedo tutti i giorni, all’odore che sento.

Questo, nel tempo, ha aumentato la conoscenza e, soprattutto, il rispetto della materia prima, in tutta la sua filiera.

A OGNI COSA IL SUO NOME – Ti piacerebbe chiamare le cose col loro nome? Hai sempre tanta confusione quando si parla di ferro, corten, decapato, naturale?

Ma anche di lamiere, laminati, saldatura pulita, molatura, giunto a vista, ecc…?

Con questo articolo inauguro una rubrica per raccontarti tutta la mia esperienza sul ferro.

Con umiltà cercherò di trasferiti in modo semplice quello che imparo, vedo e respiro tutti i giorni. Sarà uno spazio in cui tratteremo argomenti relativi ai componenti in metallo, a strutture, lavorazioni, arredi e molto altro.

Che tua sia semplicemente curioso o che te ne occupi per professione, progettista, designer o altro, cercherò di descrivere nel modo più semplice possibile quello che sta dietro al mondo delle lavorazioni in metallo.

Vivo immerso nel ferro fin da quando, a 15 anni, lavoravo stagionalmente nella carpenteria metallica di mio padre. Ho voluto imparare tutto di questo mondo, non tanto perché sognavo di fare il fabbro, che comunque è un lavoro fantastico, ma perché mi sono subito innamorato di questo materiale e delle lavorazioni che si possono fare con (e su) di esso. Ed è un amore che continua ancora.

“MI DIA 2 CHILI DI FERRO, E CHE SIA NATURALE, MI RACCOMANDO!” –

Il ferro fa parte della mia storia personale ma riguarda tutti noi. Il rapporto dell’essere umano con il ferro è qualcosa di ancestrale, pensa che ha perfino dato il nome a una delle grandi età dell’uomo, l’Età del Ferro, appunto.

Lo sai che è anche uno dei materiali più diffusi sul pianeta? Pare che sia il metallo più abbondante fino a costituire quasi il 35% della massa della terra. Se vuoi, trovi tutti i particolari sul ferro anche on-line, sul sito della storica enciclopedia “Treccani” (www.treccani.it/enciclopedia/ferro).

Ma non è dell’elemento “Ferro” che voglio parlarti.

Elemento arredo acciaio lavorazione ferro nero calamina

Esempio di lavorazione conosciuta da alcuni come “Ferro Naturale”

Oggi vorrei spiegarti cosa devi dire a un fabbro o a un fornitore di elementi in metallo, quando vuoi ottenere l’effetto che vedi nella foto sotto e che viene comunemente descritto come “ferro naturale”.

Sono sicuro che, se ti è capitato di aver bisogno di questa lavorazione, hai avuto difficoltà nel farti capire e, magari, il risultato non è stato quello voluto. Ma se fosse soltanto un problema di cattiva comunicazione?

Se fosse, semplicemente, che non siete riusciti a spiegarvi bene?

Innanzitutto, devi sapere che il Ferro Naturale non esiste. Anzi, ciò che viene comunemente chiamato “ferro” è, in realtà, Acciaio al carbonio.

Non mi interessa spiegarti tecnicismi o proprietà chimiche ma voglio che tu sappia come ottenere quello che vuoi, per riprodurre quella lavorazione che hai visto, che magari ti è tanto piaciuta ma che non sai come richiedere.

Voglio che la prossima volta che avrai a che fare con il tuo fornitore ci siano meno incomprensioni possibili. Mi capita di sentirlo dire spesso: “ferro naturale”. Lo sento al telefono, lo leggo nelle e-mail, sulle commesse ufficiali. Non ti nascondo che talvolta si rischia di sbagliare interpretazione: il cliente intende una cosa e tu ne capisci un’altra.

Quindi, quello che vedi nella foto è conosciuto ai più come “Ferro” (e va benissimo così) ma ora sai qual è il suo nome. Si tratta di acciaio al carbonio, il quale viene sempre lavorato con una verniciatura trasparente oppure una ceratura (anche qui si apre un mondo di cui ti parlerò più avanti).

Il ferro, in natura, si presenta come un agglomerato di elementi che, come puoi immaginare, prima di diventare materia lavorabile ha bisogno di essere trasformato (principalmente si ricava dall’ematite e dalla magnetite).

In pratica: prima si estrae il ferro puro da minerali che lo contengono e poi lo si lega ad altri elementi, tra i quali il carbonio, per creare, ad esempio, l’acciaio.

Ferro

Minerali di Ferro (Ematite)

COSA CHIEDERE? – Ricapitoliamo:

– In natura il Ferro si trova nelle miniere e prima di arrivare nelle officine deve essere trasformato. Ricordi tecnologia a scuola? L’altoforno, il carbon coke? Ecco, siamo precisamente qui.

– Quello che vedi sempre più spesso in giro, negli arredi di moderni locali dove è molto diffuso, o che tu stesso possiedi negli arredi di casa tua, è “acciaio al carbonio verniciato trasparente” o “cerato”.

Fine delle trasmissioni.

Capisci ora che, se quello che chiamiamo ferro è già un lavorato, non puoi avere il ferro “naturale”. Comunque, giacché si è attestato l’uso di chiamarlo “ferro”, vediamo di capire come si chiama davvero la lavorazione che abbiamo visto nella foto sopra e che alcuni chiamano “ferro naturale”.

Che cosa devi chiedere quindi? La dicitura più corretta possibile è:

“Ferro nero Calamina” dove con nero s’intende il colore e con calamina ci si riferisce allo strato di ossido che si forma in fase di produzione. Proprio la calamina è quell’elemento che sta piacendo tanto nel mondo degli arredi di design. Perciò: quella che vedi sempre più spesso in giro è una lavorazione ferro nero calamina con verniciatura trasparente.

Più avanti ti parlerò meglio delle varie lavorazioni, per intanto ti dico che differisce dal decapato perché su quest’ultimo, tramite azione chimica, viene tolta proprio la calamina.

Spero di esserti stato utile e lunga vita al  ferro nero calamina!

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Perché un blog?

Perché un blog aziendale? Serve davvero?industrial-01

Secondo noi, sì.

Abbiamo pensato di raccogliere in una serie di post “tecnici” ma di stampo divulgativo, tutte le curiosità e le soluzioni relative al nostro settore. Si tratta di uno spazio in cui, con tono leggero, racconto qualche aneddoto relativo alle lavorazioni del metallo e cerco di risolvere alcuni dubbi che spesso percepisco negli addetti ai lavori.

Sarà anche l’occasione per capire meglio come si chiamano davvero certi “effetti”, certe finiture e certe lavorazioni. Inoltre, è un piccolo viaggio che ripercorre il percorso dalla materia prima al prodotto finito.

Perché? Non abbiamo la pretesa di sapere tutto ma abbiamo una lunga esperienza nelle lavorazioni dei metalli. Vorremmo che questa esperienza divenisse condivisa, in modo da poter favorire l’uso di questo materiale dalla straordinarie proprietà che è l’acciaio.

Vorrei anche raccogliere le impressioni e le suggestioni degli addetti ai lavori, come te, così da poter approfondire maggiormente alcuni temi di interesse. Se vorrai, il tuo feedback e i tuoi suggerimenti saranno fondamentali.

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A presto con il primo articolo!